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PROGRESSISTI EUROPEI
Together, insieme, ensemble. È il motto della campagna europeista che durerà diciotto mesi lanciata dalle forze politiche progressiste per dare una nuova direzione all’Europa progressista. È l’obiettivo dei Socialisti e Democratici , del Partito Socialista (PSE) della Feps la fondazione di studi europei progressisti, del Forum progressista mondiale (Gpf) e delle Ong come Solidar riuniti insieme in una convention a Bruxelles.
Un’Europa con più giustizia sociale, eguaglianza, un’Europa diversa e un’azione politica al passo con i tempi che raggiunga anche i millenials, che rimetta al centro le persone e che sappia affrontare le grandi sfide che ha di fronte. Alcuni dei temi al centro di un dibattito che si è aperto tra le forze progressiste e continuerà nei prossimi mesi in cerca di un rinnovamento e un riavvicinamento all’elettorato, ai cittadini e alla loro partecipazione attiva. Una politica che sia analisi e anche azione allo stesso tempo. Un viaggio che coinvolgerà i cittadini in tutta Europa per trovare una nuova direzione per le forze progressiste e per il progetto europeo.
Una politica nuova
L’Europa è a un bivio. Per la prima volta, ricordano gli organizzatori del dibattito, un paese ha votato per uscire dal progetto europeo, i partiti populisti e euroscettici stanno crescendo in tutto il continente, mentre le crisi dei rifugiati e dell’eurozona sono ancora davanti ai nostri occhi. «Non un comizio, o monologo mio o di Timmermans, ma un viaggio insieme, un dibattito diverso together, ensemble, insieme . A chi cerca lavoro, a chi studia, a chi lavora a chi è precario o senza lavoro servono risposte nuove a domande nuove – così apre la convention progressista Gianni Pittella, presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici- Il mondo è cambiato profondamente, la globalizzazione non ha portato solo vittorie ma anche sconfitte per altri e profonde diseguaglianze. Abbiamo trascurato grandi temi come il climate change e il fatto che siamo di fronte “all’uberizzazione” del lavoro . Così come abbiamo trascurato che c’era bisogno di dare risposte a persone in carne ed ossa, povere, abbiamo trascurato grandi temi dall’immigrazione , la malattia è la guerra, chi ha scatenato crisi in medio oriente è la vecchia amministrazione di Bush con la guerra preventiva e ora noi paghiamo conseguenze».
«Dobbiamo essere la grande forza dei giovani delle nuove generazioni, dobbiamo riflettere su cosa stiamo facendo noi per stare al passo con l’Europa che cambia, la democrazia rappresentativa non soddisfa più, dobbiamo pensare nuove forme di democrazia diretta e partecipativa che soddisfino, attraverso nuove tecnologie» ribadisce Pittella che pone al centro anche l’urgenza di agire rispetto al bipolarismo che si sta creando in Europa: da un lato i conservatori e dall’altro coloro che vogliono distruggere l’Ue per tornare ai singoli stati, alle nazioni. Un’analisi che pone le criticità e ammette le difficoltà d’interpretazione di un’Europa che sta cambiando «per salvarla non c’è più tempo da perdere».
E in effetti sul palco si sono alternati rappresentanti delle forze progressiste oltre a Gianni Pittella e Martin Schulz, Federica Mogherini, Jeremy Corbyn, MassimoD’Alema. Ma anche i millenials e i rappresentanti delle Ong.
«Il problema in Europa sono le politiche sbagliate, ma non c’è dubbio che abbiamo necessità di un’Europa unita- ha detto l’alto rappresentante Federica Mogherini- abbiamo la responsabilità di far capire che la Ue non è distante: l’Europa siamo noi- I giovani devono prendersi responsabilità, abbiamo bisogno di un cambio generazionale in Europa».
Una politica che deve cambiare il passo ma che allo stesso tempo non può rimanere bloccata nella perenne attesa dell’arrivo di nuovi leader, quelli “giusti” per il cambiamento «è difficile nel cercare di descrivere il sogno europeo trovare parole diverse da quelle dei padri fondatori- così è intervenuto Michele Nicoletti presidente del Gruppo socialista all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa- la Pace , diritti civili e sociali compresi, sono la sua forza ,non sta nelle armi ma nella libertà. Il più grande pericolo per l’Europa sta nelle divisioni, questo grande sogno si è realizzato solo in parte e a noi spetta non demolirlo. Un’ Europa creata intorno alla convenzione diritti umani che protegge migliaia di cittadini, l’Europa del welfare state con diritti civili e sociali, siamo noi che abbiamo costruito una società secolare. La responsabilità che abbiamo perché abbia successo questa storia sta nella realizzazione dei nostri ideali anche come realizzazione delle aspirazioni collettive. Noi stiamo aspettando dei nostri leader che arrivino e agiscano, ma come l’attivista politica Lisa Sullivan diceva: siamo noi quelli per cui abbiamo aspettato tanto».
Alcuni temi e sfide dell’Ue sono cavalcati dalla destra, spesso xenofoba e anti europeista, le forze progressiste devono trovare un modo per comunicare e agire su questi temi per non alimentare il distacco tra la popolazione e la politica «Non possiamo lasciare tutto nelle mani della destra, spetta a noi proteggere i cittadini nella sicurezza interna e esterna , non possiamo occuparci di Europa senza occuparci dello stato islamico, del suo finanziamento e del suo sostegno. Non sempre sono state buone le politiche Ue, la sicurezza significa prevenire violenza e terrorismo , soprattutto la violenza contro le donne, serve il dialogo, l’integrazione il rifiuto di tutti i ghetti, e politiche contro l’islamofobia e la xenofobia, la sicurezza è anche coordinare le intelligence Ue» così è intervenuto Massimo D’Alema, già premier e presidente della Feps.
Intervengono al dibattito che li vorrebbe al centro della politica europea, anche i millenials, Davide Sardo dottorando del King’s College di Londra e della Feps sostiene con forza l’idea che i nostri obiettivi non possano essere raggiunti rafforzando semplicemente le garanzie offerte all’interno degli stati nazionali «Theresa May ha detto recentemente che essere cittadino del mondo è come essere cittadino di nessun luogo. E ci sono anche diversi compagni social democratici che pensano che questo sia vero. Io non sono d’accordo. Nel mondo di oggi, è l’essere un cittadino del proprio paese che può trasformarti in un cittadino del nulla. Perché se dovete lasciare la vostra casa perché è stata bombardata, o perché nel tuo paese, non puoi essere cristiano, o un omosessuale, beh, allora potresti sperimentare che cosa significhi essere un cittadino del nulla, che in realtà significa: dover strisciare davanti a porte chiuse, a rischio della propria vita, chiedendo protezione. Oppure, d’altra parte, se sei un socio di Google, sei, in un altro senso, un cittadino del nulla, perché il profitto della vostra azienda non subisce alcuna imposta in qualsiasi giurisdizione nazionale. Questo è il motivo per cui la disuguaglianza e i privilegi devono essere compresi, e combattuti, su scala globale. Perché sia i benefici più grandi, e molti di quelli più piccoli si perdono, a causa della mancanza di protezioni che attraversino i confini».